sabato 28 aprile 2007

Gente in Aspromonte

"Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d'inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque. I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango, e dormono con gli animali. Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati ad una mantelletta triangolare che protegge le spalle, come si vede talvolta raffigurato qualche dio greco pellegrino e invernale. I torrenti hanno una voce assordante. Sugli spiazzi le caldaie fumano al fuoco, le grandi caldaie nere sulla bianca neve, le grandi caldaie dove si coagula il latte tra il siero verdastro rinforzato d'erbe selvatiche. Tutti intorno coi neri cappucci, coi vestiti di lana nera, animano i monti cupi e gli alberi stecchiti, mentre la quercia verde gonfia le ghiande pei porci neri."

[Corrado Alvaro, Gente in Aspromonte (1930 – 9^ ed. 2000), Garzanti]

lunedì 23 aprile 2007

ITINERARI D'ASPROMONTE

Le cascate dell'Aposcipo
Altitudini: da 1350 a 1500 metriDurata dei percorso 4-5 ore, andata e ritorno Autostrada SA-RC uscita Bagnara, strada per Sant'Eufemia d'Aspromonte, Gambarie. Proseguire per Reggia Calabria e deviare per Montalto, al bivio di Materazzelli scendere lungo una stradella fino a Canovai dov'è attrezzata un'area della Guardia Forestale. Li bisogna lasciare l'automobile. Si segue quindi una stradina sulla riva del torrente e dopo il bivio si sale a destra lungo la linea che separa la valle dei Ferraina da quella dell'Aposcipo.
Ad una curva a "U" si lascia la stradella e si piega a sinistra sul crinale e si prosegue lungo il crinale. Si raggiunge un pianoro folto di querce e con i ruderi di una capanna di pietra. Si comincia a scendere lungo il costone a zig zag che porta di fronte alla cascata che fuoriesce con forza dalla gola e con un salto di 80 metri precipita nel laghetto sottostante.

Le cascate del Ferraina
Altitudini: da 1300 a 1350 metriDurata del percorso: 3 ore, andata e ritorno. Fino alla località Canovai l'itinerario è come il precedente. Lasciata l'automobile, si prosegue lungo il sentiero sulla riva destra del torrente prima attraverso un bosco di pini, poi nella faggeta e accanto a grandi roveri. Al bivio non deviare a destra e dopo poco si raggiunge un pianoro, a sinistra sull'orlo di un dirupo lo scheletro di un albero schiantato dalla folgore. Da questo albero si comincia a scendere lungo il costone tra boschi di rovere e pini, il sentiero si fa meno percettibile fino a raggiungere un piccolo spiazzo.
Si lascia il costone spostandosi a sinistra, quasi a ridosso di una parete erosa e si scende. Alla fine, superato un piccolo salto tra le radici di una rovere ci si trova di fronte all'angolo bellissimo che chiude le cascate del Ferraina.

Le cascate del Menta-Amendolea
Altitudini: da 1100 a 1300 metriDurata dei percorso: 4-5 ore, andata e ritorno. Fino a Gambarie il percorso è come per gli itinerari precedenti. Poco oltre Gambarie si prende la strada per Montalto. Dopo qualche chilometro si devia a destra lungo la strada asfaltata segnata dal cartello che indica lavori di costruzione della diga sul Menta e che scende verso il fondo valle. Raggiunto il cantiere si lascia l'automobile. Si scende quindi lungo la strada del cantiere fin sul greto del fiume, si segue la stradella che ridiscende costeggiando il torrente. Il sentiero risale nuovamente fino ad un culmine con una radura ingombra di massi e di radi alberi.
Si scende poi lungo il pendio sulla destra fino al punto in cui sulla sinistra appaiono evidenti tracce di erosione del terreno. Un sentiero appena distinguibile si snoda a mezza costa sul pendio a sinistra superando una frana ed un ruscello fino a raggiungere un belvedere tra le rocce da cui si gode della vista completa delle bellissime cascate. Si può raggiungere la base delle cascate scendendo liberamente il costone fin sul greto del torrente.

Dal sanatorio di Zervò al monte Scorda Altitudini: da 1150 a 1570 metri
Durata del percorso 5 ore e mezza 6 ore, andata e ritorno.Autostrada SA-RC uscita per Gioia Tauro, continuare per Taurianova e Cittanova, e seguire poi verso Gerace e Locri. Raggiunto il Passo del Mercante si devia a destra verso lo Zomaro. Si prosegue poi diritto fino al Sanatorio di Zervò, un complesso di edifici abbandonati. Li si lascia l'automobile e si prosegue a piedi seguendo una stradella che va oltre il Sanatorio e attraversa un magnifico bosco di faggi e abeti bianchi ricco di ruscelli e fonti.

Da monte lofri a Croce di Dio sia lodato
Altitudini: da 970 a 1463 metriDurata del percorso: 5 ore e mezza 6, andata e ritornoL'itinerario si snoda quasi interamente su un crinale scoperto. Si tratta di un accesso solitario e spettacolare all'Aspromonte dal quale si dominano due delle più belle vallate dell'intero massiccio. Proseguendo oltre la Croce di Dio sia lodato si può seguire sentiero che porta a Canovai nel cuore del parco nazionale e sulle pendici del Montalto attraverso il quale si può attuare la traversata del massiccio.Dalla statale jonica 106 a sud di Locri, deviare verso l'interno, verso Samo.
Dal paese si prosegue lungo la strada per Pineta Monte Iofri. Superato Monte lofri si continua lungo la strada a tratti asfaltata e a tratti a fondo naturale e si arriva ad un casello forestale e un po' più sotto ad uno spiazzo. Li si lascia l'automobile. Ci si incammina lungo un sentiero che taglia il rimboschimento e con alcuni tornanti e saliscendi segue la linea della cresta. Il sentiero passa nel mezzo di grandi querceti e apre vedute a destra sulla gola della fiumara Butramo e a sinistra sulla valle della La Verde. Si prosegue fino ad incontrare la sbarra del parco nazionale. Oltre la sbarra il sentiero in alcuni punti scompare a causa delle frane, si aggira la cresta sulla destra in vista della gola del Butramo.
Si giunge ad una piccola sella sotto la pendice di Croce di Dio sia lodato. Si abbandona il sentiero che prosegue e si risale la pendice stessa direttamente lungo un camminamento che si inerpica a zig zag. Si passa attraverso un bosco di grandi roveri, si giunge ad un piano incrociando un sentiero che viene da Canovai. Si gira a sinistra e poco dopo si raggiunge il panoramico poggio di Croce di Dio sia lodato.

"Itinerari d'Aspromonte: antichi e di recente riscoperta"
Da Locri a Gerace a Zòmaro a Bovalino a San Luca a Polsi a Bianco a Caraffa a Samo. Da Bova Marina a Bova superiore a Roghudi a Casalnuovo ad Africo a Pietrapennata a S. Elia a Gambarie a Montalto.
Da Bova a Delianuova esiste un sentiero tracciato che serviva agli scambi tra le popolazioni del versante ionico e quelle dell'Aspromonte che si affaccia sul Tirreno come ad esempio quelli di Delianuova.
Da Bova a Rogudi a Delianuova (che con Galliciano costituiscono il cuore della Calabria grecanica) si arriva ai Piani da dove si scende verso Amendolea. Lasciata la strada in cemento, si segue il sentiero che scende verso Lestizi. In questo tratto gli alberi dominanti sono la guercia e il Leccio. Dopo Lestizi il sentiero scende insinuandosi in profondi valloni che fungono da collettori d'acqua durante il periodo invernale. Si scende fino a Noì caratteristica per i casolari sparsi e le masserie. Da qui si raggiunge la fiumara Amendolea seguendola per un tratto e attraversandola per arrivare in vista del vecchio abitato di Rogudi, lasciato il quale si riprende il sentiero che arriva a Ghorio di Rogudi.
Da qui il sentiero, in terreno arido e pietroso sale fino a quota 1156: il paesaggio diventa alpestre. Si supera passo Vividdo e si sale al monte Cavallo 1331 m., dove la vegetazione si infittisce. Si prosegue fino ad arrivare ad una imponente frana che scarica nella fiumara Amendolea. Di fronte si vede una montagna intera che scivola a valle, è la frana di Colella. Il sentiero continua fino alle pinete di Pesdavoli.
Lasciata Pesdavoli si segue una sterrata in salita lungo il crinale. Qui a dominare sono il Pino Laricio che divide lo spazio con il Faggio e l'Abete. Dopo la strada che congiunge Gambarie a Polsi, si prende il sentiero che raggiunge la verde radura di Portella Materazzi.Dopo questa località ci si inoltra in direzione nord-est seguendo un sentiero tra faggete e radure caratterizzate dal Ginepro. Si raggiunge la località Serro Falcone a m. 1782. Si prosegue tra boschi di Faggio, si supera un bivio che smista due strade su i due versanti ionico e tirrenico.
Si riprende il sentiero immerso nelle faggete e si raggiunge Pietra Tagliata a m. 1751. Da qui a Portella Cannavari con i suoi giardini di Persefone e scendendo a sud-est verso il versante orientale si raggiungono le pinete dei Piani di Carmelia. Da Carmelia si segue un sentiero che scende tra boschi di Leccio, si supera il puntone di Laccu e si continua a scendere. Il Leccio lascia il posto al Castagno e al sottobosco. Continuando a scendere si giunge alle prime case di Delianuova.
Da Samo a Montalto. L'antica Samo (oggi Samo di Calabria) è costituita da un Comune che ebbe la denominazione nel 1911. Si possono vedere i ruderi antichi che si fondono con il paesaggio. Il collegamento con la costa è assicurato dalla rotabile che porta a Bianco. Più difficile invece è il percorso montano che si inerpica in zone disabitate tra boschi e valloni. E il regno dei sentieri e dei tratturi che ancor oggi consentono l'accesso alla zona. La natura è incontaminata e si possonorintracciare le orme del passato.Da Samo nuova verso l'antica Samo si scende al vallone di Santa Caterina. Si lascia la strada asfaltata e ci si immette nel sentiero che porta a Precacore.
La vegetazione è bassa, tipica dell'Aspromonte orientale, ciò consente la vista di magnifici panorami. Raggiunto il puntone di Arcà, il sentiero si snoda sulle pendici del monte Jofri le cui pareti sono a picco e si prosegue attraverso un bosco di pini fino alla località di Manu Monacu e da li fino a Canovai, al casello forestale: siamo nel parco nazionale della Calabria. Per arrivare a Montalto si segue la strada sterrata che fiancheggia a sinistra la fiumara Ferraina, la si attraversa e si prosegue tra boschi di Faggio, Abeti e Pini. Dopo Croce Serrata si segue il sentiero Giardini-Ferraghena che attraversa boschi di fitta vegetazione e si sale verso Montalto, la cima più alta dell'Aspromonte m. 1956.
Sulla vetta, la statua del Cristo benedicente e la rosa dei venti.
Da Gambarie a Carmelia. Si attraversa il bosco di Gambarie fino alla fiumara Saltovecchia, la si attraversa e si prosegue sul sentiero fino ad arrivare ai Piani di Quarti e poi alla sorgente Acqua del Monaco. Si continua ancora fino a raggiungere il cippo Garibaldi e poi il passo delle due fiumare. Da li ai Piani di Melia, fino a raggiungere Carmelia.
Da Carmelia a Zervò si passa Portella Mastrangelo lungo le pendici del monte Fistocchio dove si incontrano squarci di ottimi panorami. Si scende dolcemente in direzione nord-est sulla strada che porta a Zervò e dopo poco si raggiunge il Sanatorio, grande costruzione realizzata negli anni venti che oggi ospita la "Comunità Incontro" di don Pierino Gelmini.
Da Zervò verso Trepitò e verso Santa Caterina d'Aspromonte, le pinete di Piano dello Zillastro, la valle dell'uomo morto Serro Lungo e infine il bosco di Trepitò e il monte Caturella.
Dal bosco di Trepitò verso Ciminà, il Piano Vaccarizzo, Zomaro. Al bivio si può scegliere il sentiero verso la Fonte dell'Acqua Bianca e proseguire fino a Cittanova e al Passo del Mercante che collega il versante fonico a quello tirrenico. Questa è una zona di interesse archeologico del periodo romano con le supposte fortificazioni di Spartaco. Proseguendo fino alla pineta del Piano Maschera, si arriva a Canolo nuovo.
Dal Passo del Mercante si può raggiungere il Passo della Limina. A partire da Canolo attraverso i Piani Mortelle. Dal Passo della Limina il "sentiero del brigante" lascia l'Aspromonte e si inoltra nelle Serre catanzaresi. Si arriva alla diga sul Metrano sopra Galatro fino al Passo della Croce Ferrata e poi alla contrada Angelella e a Fabrizia. Da qui attraverso una zona caratterizzata da colture e terrazzamenti, si giunge a Contrada Santa Maria e quindi a Mongiana con le tipiche fumanti carbonaie. Da qui si prosegue per Bivonqi e Stilo. Si cammina tra boschi sul sentiero che porta al Passo di Pietraspada vicino al monte Pecoraro.
Continuando tra i boschi si arriva alla Ferdinandea, un'ampia tenuta boschiva di epoca borbonica e successivamente alle cascate del Marmarico fino a raggiungere Bivongi e quindi Stilo.
Da Gambarie si arriva in mezzo a una grande pineta al mausoleo di Garibaldi che ricorda la data del 29 agosto 1862 in cui il popolare eroe dei due mondi venne ferito.Da Gambarie fino alla Piazza Nino Martino che ricorda il temuto brigante del 600, attraverso la località Piani di Quarto.
Da Gambarie ai Piani di Melia verso Carmelia per scendere verso il Tirreno, valicare l'Aspromonte e raggiungere i paesi della fascia ionica
Da Gambarie al Monte Basilicò coperto di boschi di Faggio e abetaie. Dal monte si scende per tornare a Gambarie e da lì giungere a Santo Stefano d'Aspromonte attraverso un sentiero tra boschi di castagni. Si risale quindi fino al vivaio forestale di Cucullaro e poi tra uliveti e Querce fino a Mannoli.

giovedì 19 aprile 2007

Cardinale Luigi Tripepi - La descrizione del posto


«Qui perenne è l'aprile ed ingemmata
Ride di gigli e rose ogni pendice,
D'un zeffiro vital l'aura felice
Rinverde ognor la sponda innamorata;

Il cielo,a cui bella innocenza é grata,
Il nembo affrena,e la saetta ultrice;
Di queste balze eterna abitatrice
Erra Amistade e in queste balze è nata.

Il campo aprico, la salvetta,il rio,
L'argenteo fonte,l'augellin loquace,
L'ombrosa valle,il rorido pendio;

Se il giorno splende,e se la notte tace,
Suonano ognor con lene mormorio;
Hanno il nido tra noi Virtude e Pace.»

(Cardinale Luigi Tripepi - poesia Cardeto, mia patria.)

sabato 14 aprile 2007

LE INFLUENZE LINGUISTICHE SUL NOSTRO DIALETTO E SUL DIALETTO CALABRESE IN GENERALE

Il greco è l'altro elemento fortemente caratterizzante del dialetto Calabrese, è straordinariamente rappresentato dalla lingua parlata nella parte meridionale, in particolar modo nella provincia di Reggio Calabria. Per lungo tempo in gran parte della zona il Grecanico era la lingua più parlata, oggi solo in alcuni centri quali Bova, Roghudi, pochi altri paesi della zona dell'Amendolea e alcuni quartieri di Reggio vi sono anziani che parlano questa lingua calabro-greca.
La persistenza del grecanico nella Calabria meridionale, ovvero la sua tarda latinizzazione, ha avuto in Gerhard Rohlfs il suo più convinto assertore. Lo studioso tedesco, ha percorso per quasi cinquant'anni la regione cercando sul posto il riscontro dei suoi studi: l'esistenza di due Calabrie, di etnia e lingua diverse. Che la lingua greca sia abbondantemente rappresentata nel dialetto della Calabria meridionale non vi sono dubbi. I riscontri sono infatti moltissimi: le opposizioni di voci per indicare uno stesso oggetto o animale o pianta sono evidenti nelle due Calabrie; la costruzione verbale ha un impronta greca precisa nel dialetto calabro-meridionale; in molti toponimi e cognomi tale impronta è agevolmente rintracciabile.
Ecco dunque, in una prima tabella di confronto, greco e latino in alcuni nomi di animali:
Calabrese meridionale Calabrese settentrionale Italiano
agrofàcu - ranùnchiulu - ranocchio
zinnapòtamu - lìtria / ìtria - lontra
'bampurìddha / lampurìdda - vampurìddha/ culilùcida - lucciola

Confrontando i termini, la loro diversità appare abbastanza evidente e certamente nasce dal differente substrato linguistico da cui essi si originano. Nella Calabria meridionale il ricordo del greco è così chiaro da non richiedere ulteriori approfondimenti. In effetti è facile riconoscere nell'identificativo alcuni animali, piante e oggetti la derivazione greca:
Calabrese meridionale - Greco - Italiano
'zinnapòtamu - kynopotamus - lontra
batràci / agrofàcu - botrakòs - ranocchio
'bampurìddha / lampurìdda - vampurìddha - lucciola
capìzza - capistru - cavezza
sìrtu / sìrti - sùrtes - tirabrace
'nnàca - nàke - culla
jilòna - chelòne - testuggine
'geramìda - keràmidion - tegola
timogna - themoonia - cumulo di grano
'zìmbaru / 'zìmmaru - xìmaros - caprone
purtuàllu - portokàlos - arancia
ciràsa / 'geràsa - keràsa - ciliegie
scìfa - skyphos - coppa
cantàru - kantharos - tazza
L'elemento greco nel lessico calabrese meridionale non si esaurisce semplicemente nell'uso di vocaboli così evidentemente derivati dalla lingua greca, poiché anche il modo di esprimersi tradisce questo substrato.
Ecco ad esempio dei modi di esprimersi nella Calabria meridionale:
Italiano Calabrese meridionale
voglio mangiare vogghju u (i) mangiu
voglio dormire vogghju u (i) dormu

Dopo i verbi che esprimono una volontà o una azione, nel dialetto della Calabria meridionale non si usa l'infinito che viene sostituito tramite una congiunzione. Tale modo di dire è presente, sic et simpliciter, nella popolazione grecanica di Bova (Thèlo na ciumithò). Quindi ecco ad esempio che l'infinito torna ad essere normalmente usato con il vero potere:
Italiano Calabrese meridionale
posso mangiare pòzzu mangiàri
posso dormire pòzzu dòrmiri

Nella Calabria settentrionale ci si esprime normalmente sempre con l'uso "italiano" dell'infinito, anche con i verbi che esprimono volontà. Anche in queste costruzioni verbali (es. nel periodo ipotetico) il modo di esprimersi è identico al greco.
Ecco alcuni esempi di cognomi calabresi d'origine greca:
Cognome italiano - Termine greco - Traduzione
Calogero - kalogheros monaco
Crea - kreas - carne
Crupi - kouroupes - tosato
Scordo - skordon - aglio
Delfino - delphys - delfino

Le incursioni saracene sulle coste calabresi verso la fine del primo millennio e gli scambi commerciali dell'epoca hanno lasciato traccia nel dialetto calabrese. I Saraceni non esercitarono mai un dominio nella attuale Calabria, limitandosi a delle frequenti incursioni sulle coste tra X secolo e XI secolo. Essendo padroni incontrastati della Sicilia, gli Arabi sfruttarono la loro posizione privilegiata per sottoporre le città costiere della Calabria a tributi e comunque intrattenendo rapporti commerciali e di scambio. Tutto questo comportò un mutamento, se pur minimo, della lingua calabra con diversi "arabismi" la cui presenza è ancora oggi dimostrabile. Ecco degli esempi:
Calabrese - Arabo - Italiano
tùminu / tuminàta - tumn - tomolo (misura terriera)
zìrra / zìrru zir - recipiente per l'olio
'guajera - adara - ernia
limbìccu - al-ambiq - moccio
carubba - harrub - carrubba (frutto del carrubbo)
sciàbaca / sciabachèju - sabaka - rete da pesca
zaccànu - sakan - recinto per le bestie

Ma l'eredità saracena non si ferma al solo lessico, la si può scoprire anche in alcuni cognomi di origine Araba:
Cognome calabrese - Termine arabo - Traduzione
Modafferi - muzzafar - vittorioso
Bosurgi - buzurg - grande
Naimo - na'im - delicato
Nesci - nasi (pronuncia nasci) - giovane
Tafuri / Tafuro - taifuri - fabbricante di stoviglie
Per completezza di informazione e di giudizio il latinista Giuseppe Pensabene nel suo Cognomi e toponimi in Calabria, non riporta le voci Naim e Tafuri esprimendo anche perplessità su Nesci, ma sugli altri non ha dubbi: i cognomi Modafferi e Bosurgi hanno derivazione latina e non araba:
Cognome calabrese - Costruzione latina - Traduzione - Significato
Modafferi - modus + fero - portatore di equilibrio, di misura - uomo equilibrato
Bosurgi - boves + urgeo - spingo i buoi - conduttore di grosso bestiame

Un'altra lingua rappresentata nel vernacolo calabrese, verosimilmente penetrata con i normanni e gli angioini, è il francese. Come già accennato, la Calabria fu sotto la dominazione normanna dal 1060 fino a quasi tutto il XII secolo ed è chiaro che le parole del lessico calabrese di derivazione francofona siano penetrate in tale periodo. Ecco alcuni francesismi nel dialetto di Calabria:
Calabrese - Francese - Italiano
accia - ache - sedano
arrocculàri - reculer - rotolare
perciàri - percer - bucare, perforare
buccirìa / vuccerìa - boucherie - macelleria
accattàri / 'cattàri - acheter - comprare
sciarabàllu - char à bancs - veicolo sbatacchiato
spilatràppu / spilandràppa - sparadrap - cerotto
'muccatùri - mouchoir - fazzoletto
sùrici - souris - topo
racìna - raisin -uva
buàtta - boîte - lattina
mustàzzi - moustache - baffi
'ndùja - andouille - salame
Il francese comunque è una lingua neolatina e tra il 1266 e il 1442 la casa d'Angiò teneva sotto la sua corona il Regno di Napoli. I cognomi con desinenza finale in -eri e -ieri sono di origine Normanna.
Altre lingue, come lo Spagnolo o il Tedesco, hanno lasciato tracce trascurabili e tutt'oggi di difficile interpretazione.

giovedì 12 aprile 2007

Articolo de "La Stampa"

Zampogne sull'Aspromonte

Se c’è uno strumento musicale profondamente legato alla montagna questo è la zampogna. In particolare alle valli dell’Appennino.

Un bel saggio dedicato a questo strumento l’ha scritto Chiara Cravero con “Zampogne in Aspromonte” (pp. 174, 18 euro), un libro + cd musicale edito da Squilibri (tel. 06/ 44340148). Con il sottotitolo “Parentele di suoni in una comunità di musicisti”, il volume raccoglie i risultati di una ricerca sul campo svolta in Aspromonte, nelle aree calabresi note come "grecanica" e dei campi di Sant'Agata, alla scoperta di un mondo culturale incentrato sulle musiche per zampogne che, presso le comunità locali, svolgono un ruolo importante per la salvaguardia della propria identità.

Estesa ai musicisti e costruttori di Cardeto, San Sperato, Cataforìo, San Salvatore, Mosòrrofa, Gambarie, Gallina, Melito Porto Salvo, Bova. Bova Marina, Gallicianò, Roghudi, Condofuri e Staiti, la ricerca ha consentito di comprendere un complesso sistema di filiazioni stilistiche per cui ogni suonatore, basandosi su "modelli-madre", tende a personalizzare l'eredità della tradizione per variazioni minime, spesso impercettibili all'ascolto.Con 68 foto in b/n, numerose tabelle comparative, gli spartiti, lo spettrogramma dei suoni e il disegno in sezione della zampogna per ciascuno dei 33 brani contenuti nell'allegato cd, il volume propone una lettura in chiave genealogica dei legami con cui un gruppo di suonatori si riconosce in termini di comunità e discendenza, nella convinzione che la musica eseguita con la zampogna possa "viaggiare" nella memoria attraverso "filiazioni di cultura musicale".

A due passi da Reggio Calabria!

"Reggio è un grande giardino, uno dei luoghi più belli che si possano trovare sulla terra."
(
Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi, 1847)


Reggio di Calabria (Rìggiu in calabrese, Righi in greco di Calabria, Ρηγιον in greco), comunemente detta Reggio Calabria, o Reggio in tutto il Meridione d'Italia, è la prima città calabrese per antichità, estensione geografica e numero d'abitanti, il capoluogo della provincia omonima e la sede del Consiglio regionale della Calabria. Con 184.504 abitanti è il diciottesimo comune italiano per popolazione.
La
Grande Reggio - nome con cui si designa il territorio comunale - si trova al centro di una più grande area metropolitana di 257.000 abitanti che comprende numerosi comuni tra Bagnara Calabra e Bova Marina fin sull'Aspromonte. L'influenza economica, culturale e come polo d'attrazione di Reggio si estende poi dal Porto di Gioia Tauro alla Locride; inoltre si va ormai consolidando la fusione con l'area metropolitana di Messina (separata solamente da un braccio di mare di poco più di 3km) con la quale costituirà l'Area Metropolitana Integrata dello Stretto o Città Metropolitana dello Stretto, area che in totale conta oggi circa 730.000 abitanti.
Reggio è al centro di una rilevante area turistica per importanza storico-culturale e balneare, è una città universitaria, inoltre è situata al centro di una zona agricola particolarmente fertile grazie al clima mite, con produzione di
olio d'oliva, vino, agrumi e ortaggi, tra cui tipica è la produzione dell'essenza di bergamotto, agrume che cresce esclusivamente nel territorio reggino, divenuto per questo uno dei simboli della città.

Ai piedi dell' ASPROMONTE

L'Aspromonte costituisce l’ultimo tratto delle “Alpi Calabresi”, termine con il quale i geologi indicano il complesso montuoso formato dalla Sila, dalle Serre e dall’Aspromonte, per evidenziare il fatto che queste montagne, formate da rocce cristalline - principalmente graniti - hanno un’origine ed una geologia diverse dall’Appennino vero e proprio, che invece è di origine sedimentaria a predominanza calcarea e termina a sud con il Pollino e l’Orsomarso.
Esso si presenta come un’enorme piramide di roccia che, abbracciata da due mari - Jonio e Tirreno - s’inerpica fino ai 1955 m di Montalto, la sua cima più alta: un perfetto belvedere naturale da cui si può ammirare in tutta la sua bellezza lo Stretto di Messina.
Nella sua parte più alta il massiccio si presenta come un complesso di altipiani, mentre i pendii scendono verso il mare talora con giganteschi terrazzi - detti piani o campi - talaltra con strette e suggestive vallate, animate da torrenti dal corso impetuoso che, durante il tragitto, raccolgono l'acqua di affascinanti cascate (Forgiarelle, Maesano, …).
I torrenti dell’Aspromonte, le “fiumare”, si presentano con ampi letti di detriti, secchi per quasi tutto l’anno, ma che con le piogge invernali vengono inondati improvvisamente dall’acqua. Lungo il corso di una di queste, la fiumara Bonamico, una gigantesca frana ha dato origine al lago Costantino, unico lago di sbarramento italiano ad avere una origine recentissima: 31 dicembre 1972.
Tipica dell’Aspromonte è la presenza delle “pietre”, grandi conglomerati rocciosi modellati dal vento e l’acqua hanno dato forme particolari che hanno fatto meritare loro nomi particolari: la Pietra di Febo, la Pietra Castello, le guglie delle Torri (Dolomiti) di Canolo, le Rocche di San Pietro, le Rocce degli Smalidetti, la Pietra Cappa, la Pietra Lunga, la Pietra Castello, la Rocca del Drago.

martedì 10 aprile 2007

IL TIPICO CALABRESE


Il Tipico Calabrese è un "portale" legato ad un punto vendita diretto, che vuole dare visibilità al patrimonio culturale della Calabria.
L'iniziativa assume particolare valore poichè promossa e realizzata da un artigiano che ha voluto realizzare uno strumento per la promozione e la commercializzazione dei prodotti di alta qualità dell'artigianato e delle arti della tradizione regionale.
L'azienda intende diventare luogo di incontro, scambio e commercializzazione della vasta produzione artigiana calabrese.

Il Tipico Calabrese
di Manti Marcello
Via Torrente Sant'Agata, 53/B
89060 Cardeto (RC)
0965.34.36.96
per info: francesco.trunfio@gmail.com

martedì 3 aprile 2007

Pietanza tipica per la pasqua cardetese......

MACCHERONI CON IL SUGO DI CAPRA
Nome dialettale: MACCARUNI 'I CASA CU SUGU I CAPRA
INGREDIENTI UTILIZZATI:
Pasta: Farina e acqua. Sugo: carne di capra, vino bianco, cipolla, olio, basilico, alloro, sale. Condimento: Ricotta salata.
Dati relativi al maccherone:FORMA: Filiforme.DIMENSIONI MEDIE: Lunghezza pasta circa 10 cm.PESO MEDIO: 5 gr.SAPORE: Deciso e pieno.ODORE: Forte.
Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura:
LAVORAZIONE DEL PRODOTTO: Esclusivamente manuale.
TECNICHE DI LAVORAZIONE: Pasta: lavorare la farina con l’acqua, l’impasto ottenuto viene tagliato in cilindretti di 4-5 cm, all’interno di ciascun cilindretto viene inserito uno stelo di giunco o un ferro da calza.La pasta viene poi allungata per rotolamento e quindi sfilata.Sugo: sfumare la carne con vino bianco per 15-20 minuti, allontanare man mano la schiuma che si forma durante la sfumatura. A parte preparare il sugo con olio, abbondante cipolla, alloro, basilico. Aggiungere la carne sfumata e lasciare cuocere a fuoco lento per circa 2 ore.Servire con ricotta salata grattugiata.
PERIODO DI LAVORAZIONE: Dal mese diluglio al mese di agosto.
MATERIALI UTILIZZATI: Stelo di giunco "Cannici" o ferro di calza.Elementi che comprovano la tradizionalità: La pasta fece la sua prima apparizione sulle mense calabresi già nel VII sec. a.C., la sua presenza si è consolidata, anche in senso quantitativo, con la dominazione araba e nei successivi momenti storici. Nella sua evoluzione dinamica essa si arricchì di forme e sapori. L’uso più tradizionale rimane, comunque, quello dei maccaruni ‘ì casa.Il termine maccherone è di origine greca (macarios) e significa “cibo divino” o meglio “cibo che dà la felicità”. Si deve ai bizantini l’introduzione nella gastronomia calabrese della carne di capra, di maiale e delle verdure.

Stamu lavurandu

Voglio dare vita ad un sito che si occupa di dare luce alla storia, alle tradizioni di un paese e di un popolo che merita di essere sponsorizzato ed apprezzato.
Chiunque avesse del materiale da inviare può farlo tranquillamente mandando un e-mail.
Il contenuto verrà letto, analizzato e se ritenuto idoneo verrà pubblicato in tempi brevissimi.
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