giovedì 2 maggio 2013

Il cardinale Luigi Tripepi - Un calabrese principe della chiesa

di Massimo Rodà

Alle 17 e 30 di sabato 29 dicembre 1906, si concludeva inaspettatamente, a settant’anni, la giornata terrena del cardinale calabrese Luigi Tripepi a meno di ventiquattr’ore dall’insorgere di un ictus cerebrale emorragico che l’aveva sorpreso nel sonno.

Il suo nome ricorre frequente in convegni e seminari di studio che lo registrano in tante parti del mondo come fonte di sapere e di riferimento.

Recentemente, la rivista americana Living tradition, sotto il titolo Early vatican responses to evolutionist theology, ha pubblicato un lungo studio del professore Brian W. Harrison, ordinario di teologia all’Università Cattolica di Portorico, nel quale Luigi Tripepi ed i suoi scritti sono stati ampiamente richiamati a sostegno dell’ortodossia cattolica, contro i tentativi emergenti di applicare anche alla creazione la teoria evoluzionistica di Charles Darwin.

Il vasto orizzonte culturale, unanimemente riconosciutogli già in vita, che Luigi Tripepi aveva conquistato giorno dopo giorno, attraverso una non comune accettazione del sacrificio, con il suo carattere determinato e risoluto, da vero calabrese, gli aveva spalancato le porte della stima e della fiducia dei papi, da Pio IX a Leone XIII a Pio X, i quali lo colmarono di incarichi sempre più importanti e delicati, e dal 1901 lo chiamarono ad ammantarsi della porpora cardinalizia, mentre già come Sostituto coadiuvava il celebre Segretario di Stato, cardinale Mariano Rampolla del Tindaro.


Una vita dedita alla studio…

Mons. Tripepi era noto nel mondo letterario e scientifico per la vasta erudizione e l’acuto in­gegno. Fu autore di circa duecento opere di carattere teologico, morale, storico e apologetico, scritte oltre che in italiano, anche in latino, greco, francese, inglese, ebraico e tedesco (tante erano le lingue che conosceva).

Una delle sue prime opere, una raccolta di sonetti latini e greci dal titolo L’arpa d’un calabro, pubblicata nel 1866, fu tradotta in 30 lingue e lo fece conoscere anche fuori dai confini d’Italia.

Venuto a Roma giovane e avendo studiato con grandi sacrifici economici, conseguì la laurea in Scienze Sacre ed Ecclesiastiche all’Università Gregoriana, e la laurea in Diritto Canonico e Civile presso l’Università Lateranense.

Fu fondatore e direttore di una rivista quindicinale di apologetica, Il Papato, pubblicata dal 1875 al 1889 e raccolta in 42 volumi di 800 pagine ciascuno, in cui il dotto porporato si impegnò per la difesa del Papato e del potere temporale, raccogliendo da tutti i rami dello scibile umano le testimonianze atte a glorificare la grandezza e l’importanza millenaria della Chiesa Cattolica.


… e al servizio alla Chiesa

All’età di trentatré anni Pio IX gli offrì un vescovato in Calabria ma a quella proposta monsignor Tripepi rispose ringraziando e pregò di non essere allontanato dai suoi amati studi in Roma.

Da allora il Papa lo tenne in maggiore considerazione e la vita di Tripepi è stata un susseguirsi di incarichi e di nomine sempre più prestigiose: consultore della Sacra Congregazione dell’Indice nel 1879 e canonico della Basilica di S. Giovanni in Laterano, fu nominato nel 1882 Prelato Referendario di Segnatura e Prelato Domestico; nel 1884, Segretario del­la Commissione Cardinalizia per gli Studi Storici; nel 1885 canonico del Capitolo di San Pietro in Vaticano; nel 1892 fu nomina­to Prefetto dell’Archivio Vaticano, che aprì, per primo, alla cultura mondiale; nel 1894, segretario della Congregazione dei Riti; nel 1896 Sostituto alla Segreteria di Stato; fu inoltre Prefetto della Sacra Congregazione delle Indulgenze e Segretario della Cifra; Direttore deL’Osservatore Romano e Presidente della Pontificia Accademia di Religione Cattolica.

Il 15 aprile 1901, Papa Leone XIII lo creò Cardinale dell’ordine dei diaconi, titolare di S. Maria in Domnica.

In precedenza era stato anche ablegato pontificio in Portogallo, incaricato di portare la berretta cardinalizia per il vescovo di Oporto, Americo Ferreira dos Santos Silva, il primo giugno 1879.

L’Osservatore romano del 18 giugno descrisse le accoglienze trionfali riservate all’ablegato del Papa, in Spagna prima e in Portogallo poi, in riconoscimento della vasta cultura, della quale era portatore, già nota in buona parte del mondo cattolico sia europeo che latino-americano.

In quel trionfale viaggio Tripepi ebbe in dono dalla Regina Maria Cristina di Spagna un calice d’oro tempestato di preziosi, con quattro maioliche raffiguranti i quattro evangelisti, calice d’inestimabile valore che mons. Tripepi, nel giorno della sua elevazione alla porpora – 15 aprile 1901 – mandò alla chiesa parrocchiale di Cardeto, “diletto paese natìo”.

Egli, infatti, non cessò mai di dichiarare un grande, filiale affetto per “Cardeto mia patria”, gli dedicò molti dei suoi scritti, destinò ai bisognosi, in varie occasioni, parte delle sue sostanze. A Cardeto voleva essere sepolto, ma il suo desiderio poté realizzarsi solo ottantasette anni dopo la sua morte, ed oggi i suoi resti riposano nella sospirata sepoltura a Mallemace di Cardeto, vicino alla Madonna Assunta e vicino alla madre, che giace accanto all’altare del piccolo santuario.

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