venerdì 13 luglio 2007

U SONU - La danza tradizionale nella Calabria Greca

Il libro si apre con un breve percorso storico-etnografico sulla tarantella come tradizione inventata: come si vedrà è un’occasione per prendere le distanze da un termine che io stesso in passato ho utilizzato intensamente.
Il secondo capitolo costituisce una etnografia relativa alla dimensione pubblica della danza nell’estremo sud della Calabria. Viva cu’ balla viva! rappresenta una terza sezione maggiormente tematica: il centro di gravitazione dello scritto è la cultura del sonu a ballu a Cardeto e nella Valle del Sant’Agata ma con alcune digressioni verso la storia socio-culturale dell’area in oggetto.
L’altra parte dell’otre presenta il sonu a ballu dal punto di vista del musicista popolare, di cultura orale, nello specifico il ciarameddaru (zampognaro).
U Sonu è il risultato di vari anni di ricerca e di riflessione. Un lavoro ripreso e abbandonato più volte nel tempo con le molte contraddizioni che un’esperienza lunga e complessa porta con sé. La descrizione/narrazione condanna alla staticità ciò che rappresenta. Vorrei, quindi, mettere in guardia il lettore dal mio stesso presente etnografico. Scrivere al presente è solo una soluzione formale, è una scelta estetica. Ho disposto su un tavolo ideale una grande quantità di simboliche polaroid scattate nel tempo cercando di individuare fra di esse una trama narrativa, una via per restituire un senso ed una compiutezza comunicativa ad un periodo di osservazione che abbraccia oltre venticinque anni. L’Aspromonte, la Calabria Greca non sono un eden etnografico dove una cultura arcaica della danza resta ad attenderci docilmente in un quadretto ipostatico e incontaminato. La realtà fermenta e si trasforma incessantemente. Fortunatamente le cose “sul campo” non si trovano mai completamente come ce le aspettiamo, imbalsamate, come nel migliore dei musei (etnografici).Tutta la fase degli anni ’80 è stata dedicata alla danza nel suo aspetto pubblico e rituale. Il punto focale della mia attenzione era l’osservazione delle feste. Da quelle più imponenti come partecipazione (Madonna di Polsi, Madonna della Consolazione) a quelle più marginali, legate alle comunità locali nella provincia di Reggio ed in particolare dell’Aspromonte (il territorio urbano di Reggio, Acquaro, Siderno, Gioiosa Jonica, Riace, Cataforio e la Valle del Sant’Agata sino a Cardeto, Bova, Gallicianò, S. Stefano, la stessa Piana di Gioia, etc.). Progressivamente dagli anni ’90 in poi la mia attività di campo si è orientata sempre più verso la festa a ballu domestica, con un’attenzione particolare verso le comunità cardole e la Valle del Sant’Agata dove la danza non è semplicemente memoria storica, occasione di revival, di folclorismo e di animazione turistica. Cardeto e la Valle del Sant’Agata rappresentano, come spero di aver messo in risalto nel terzo capitolo, un’area dove resiste una cultura coreutica viva, un mondo che si è trasformato economicamente e socialmente ma che, come avrebbe detto Roberto Leydi, non ha inteso “spezzare il filo” con un passato, tutto sommato, prossimo. Anche qui non si tratta di un eden etnografico ma di una realtà contemporanea, con tutte le contraddizioni della contemporaneità.

La danza nella Calabria Greca, E. Castagna, 2007, € 18
Per acquistarlo andate sul sito http://www.squilibri.it/libri/atm---archivio-tradizioni-musicali/u-sonu.html

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